2015-06-23
Intervista
di Laura Zanetti a Marco
Zadra, aggredito dall’orso in Val Manara (Zambana, Trento) il 29 maggio 2015.
LZ. Signor Zadra. Lei è la prima persona, di quest’anno, a subire l’aggressione da parte di uno dei sempre più numerosi orsi presenti sul territorio trentino, dopo l’avvio del decennale progetto Life Ursus. Ci vuol raccontare nei dettagli cosa successe la sera del 29 maggio scorso ?
LZ. Signor Zadra. Lei è la prima persona, di quest’anno, a subire l’aggressione da parte di uno dei sempre più numerosi orsi presenti sul territorio trentino, dopo l’avvio del decennale progetto Life Ursus. Ci vuol raccontare nei dettagli cosa successe la sera del 29 maggio scorso ?
MZ. Tendenzialmente
sono uno sportivo. Finito il mio lavoro spesso vado a correre nei boschi che attorniano Trento. Quest’anno era la
prima volta che andavo in val Manara, sopra Zambana. Parto quindi con la
macchina attorno alle 19.30, lascio l’utilitaria a Zambana Vecchia e inizio a
camminare per un sentiero piuttosto ripido. Nel ridiscendere, superato il Cason, una struttura usata dai Zambanoti per
uso ricreativo, a solo un km dall’abitato e a circa 500 mt di alt, me lo sono
trovato di fronte. Erano circa le 20 e 15: io scendevo di corsa, lui ansimando stava salendo. Un attimo e ci
siamo trovati uno di fronte all’altro. La prima cosa è stato lo stupore, poi
razionalizzando sono riuscito a diventare freddo come un ghiacciolo. Era una
situazione di stallo. L’orso era piuttosto agitato, ma non è scappato; io ho iniziato ad indietreggiare piano piano,
mentre l’animale, prendendo coraggio, è
partito alla carica. Consideri che ha una testa grande quanto un televisore e
due zampe enormi. Ho iniziato a correre, scivolando e cadendo sulla ghiaia, con lui dietro. In quel momento mi sono visto morto, preso
alle giugulari e sbranato. Nonostante il terrore, che lo ricordo come un
sentimento lucidissimo, mi rialzo rivolto verso l’orso, ormai accanto a me:
cerco di spaventarlo urlando, riparandomi il viso con le braccia. A questo
punto, dopo avere ricevuto una zampata
sull’ avambraccio destro, mi sono letteralmente buttato a capofitto nella
scarpata procurandomi una semilussazione alla spalla sinistra, ematomi ed
escoriazioni ovunque. Credo di essermi
salvato perché mi sono sempre divertito a percorrere i “giaroni” a balzi. Nel
frattempo l’orso mi ha inseguito per
altri duecento metri grugnendo e ansimando giù per la scarpata. Sentivo proprio
il suo fiato sul collo. Per frenare la discesa mi afferravo a tutto ciò che
poteva salvarmi, esattamente come Tarzan. Il terrore non era finito perché
temevo che mi prendesse di schiena, squarciandomela in due. Finito al limitare
di una forra ho preso tutto il coraggio che avevo in corpo e ho dato contro
all' orso, urlandogli tutta la mia contrarietà ad essere inseguito..ed ho
pensato:-”mia figlia non può perdere suo padre in questo modo
assurdo,no,no di sicuro.” L’orso mi ha osservato, quasi fossi un matto, poi
ha deviato continuando a non perdermi di vista. Mi sono comunque buttato nella
forra, rischiando di ammazzarmi. Anche
qui mi è andata di lusso. Intanto il sangue
colava dalla ferita. Ho attraversato il torrentello superando la forra
muschiosa e friabile, interponendo una valle fra me e l' orso, dirigendomi
verso Zambana Vecchia. Avevo i polmoni in gola e l’adrenalina a litri. Arrivo
alla confluenza della val Manara sopra la chiesa di Zambana Vecchia, con ancora
la paura di rincontrarlo. Ho raccolto così due sassoni, facendo questo ultimo
pezzo di bosco labirintico, guardingo ed utilizzando le ultime energie. Come
sono arrivato sul prato della chiesa, ho realizzato che potevo considerarmi
salvo e soprattutto miracolato.
LZ. É
stato medicato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Trento? Che Lei
sappia è stata effettuata la sieroprofilassi antitetano?
MZ. Sì, è stata
fatta iniezione antitetanica e la ferita è stata suturata con cinque punti
interni e otto graffette metalliche esterne. Nei giorni successivi sono dovuto
tornare al Pronto Soccorso perché la ferita si era infettata e suppurava. E’
stata così aperta e drenata, con un dolore che non le dico, e prescritto un ulteriore antibiotico.
LZ. I giornali parlavano di una visita
dell’assessore all’Agricoltura nei giorni seguenti all’aggressione.
MZ. Sì
l’assessore Dalla Piccola è venuto a
casa mia insieme al sig. Antolini ed
a Groff. Sembrava realmente turbato,
dispiaciuto, quasi affranto, nascondendosi il volto tra le mani nel sentire il
mio racconto così emotivo, a dieci ore o poco più dall' aggressione. Io ho
richiesto, se possibile, l'anonimato per non subire l'inevitabile e
schizofrenico attacco mediatico, memore del caso Maturi (che dopo aver
combattuto corpo a corpo con un' orsa si è dovuto pure difendere da accuse infamanti
da parte degli uomini…robe da pazzi). L' assessore si è pure complimentato con
me e la mia famiglia per la cortesia e la disponibilità a confrontarsi
serenamente, “ non come nell' altro caso,
nel quale due ore dopo l' attacco si era già predisposta una conferenza stampa
con la Lega.” Dovrei andare a
rivedermi la cronologia dei fatti, ma dubito che il Maturi due ore dopo l'
aggressione pensasse a tessere rapporti elettorali..sicuramente, dopo aver
ringraziato tutto e tutti di essere ancora vivo, avrà avuto una gran rabbia per
aver rischiato di perdere la vita per colpa di un progetto del tutto assurdo e
anacronistico, lontano da ogni logica degna di tale nome, imposto da chissà chi
e avallato da chissà chi altri! E si è affidato a chi cavalca le emozioni della
gente come cavallo di battaglia. La cosa triste e al tempo stesso banale, è che
tutto, anche la questione orso e l' incolumità e libertà della gente, sembra
ridursi ad una questione meramente politica.
LZ. La provincia aveva emesso un comunicato stampa che ha scatenato
un’aggressione verbale mediatica nei suoi confronti.
MZ. Io avevo semplicemente richiesto l' anonimato
e sul comunicato della provincia effettivamente
non compare il mio nome. Per quanto riguarda poi le mie generalità non so dirle
chi le abbia inoltrate alla stampa. Non che temessi particolarmente l'
imbecillità della gente e i loro commenti, che sia chiaro, ma un po' di privacy, tanto declamata e mai
rispettata in questo paese, me l’ aspettavo in un momento così drammatico, per
me e per la mia famiglia. Penso ci sia stata pure qualche minaccia di morte sul
web, oltre agli insulti ai genitori. Si, è
stato colpa anche di quel
comunicato stampa della provincia (nr.
1290 del 30/05) non veritiero, pieno di omissioni, allusioni velate e
imprecisioni volute, a scatenare la solita aggressività mediatica. E qui ci
vorrebbe un trattato di antroposociologia per capire questi fenomeni di
aggressione da parte dei social ad una preda prescelta. E se qualcuno mi potesse spiegare come sia
possibile che ciò accada impunemente, gliene sarei grato.
Laura
Zanetti
Lavis 19 giugno 2015